Carissimo don Marco,
non possiamo che iniziare così questo numero delle “Querce”. Questo foglietto l'abbiamo iniziato con te e tu ne sei stato l’artefice per 339 numeri! Quante volte ti abbiamo consegnato in ritardo e in modo disordinato qualche dato, e tu gli davi forma, rubando anche le ore al sonno. Anche questo semplice foglietto dice un tuo stile, rivela un tuo modo di lavorare: silenzioso, generoso, per il bene di tutti! (merce rara). Non ti nascondo che mi sento un tuffo al cuore, sapendo che non ti potrò più chiamare per mettere insieme le Querce, questo piccolo strumento testimone di un cammino fatto anche alla tua ombra, nella tua custodia caro don! Con te siamo arrivati al numero 339. Il numero 3 vi prevale. Mi viene spontaneo ricordare come in ogni tua predica ci regalavi 3 parole, 3 pensieri, 3 perle, balsamo per il nostro cuore. Allora oggi vorrei ricordare 3 parole che raccontano un po' di te. Il primo dono: il tuo sorriso, é uno dei tuoi capolavori! Nell’animo potevi avere turbolenze, ma tu ci ha sempre regalato il sorriso, ci facevi vedere la luce del volto capace di bucare ogni nuvolone nero. Il tuo sorriso non era mimica facciale. Arrivava da dentro, dal tuo animo trasparente. Il tuo era il sorriso di un innamorato del Signore e della sua Chiesa. Ricordo il tuo entusiasmo nel dirmi la bellezza dell’ultimo libro che andavi leggendo, nel rendermi partecipe di qualche riflessione che avevi ascoltato. Non avevi da comunicare solo cose da fare, ma soprattutto, la gioia del tuo essere prete. Secondo dono: la tua generosità! Grande la tua disponibilità, il tuo spenderti in pura perdita. Sei stato un prete generoso che non si è risparmiato. Potevamo contare su di te! Colpiva la passione e la cura che mettevi nel preparare degli incontri, anche quando erano magari partecipati da pochi. Non ti sei mai scoraggiato anche nei giorni di prova. Non smettevi di metterci sempre cuore, intelligenza e fede in tutto quello che facevi, per pochi o per tanti. Terzo dono: la tua creatività intelligente, quella creatività con cui da un simbolo, da un'immagine, da un semplice oggetto, sapevi tirar fuori “un vangelo” adatto a piccoli e grandi. Negli incontri con genitori e figli, suscitavi fascino nei piccoli e domande nei grandi. La tua creatività spiazzava le formalità. Sapevi arrivare al cuore. Cosa resta di te caro don Marco? Resti tu! Resta il dono di averti incontrato sulla strada della vita. Resta il dono di un prete che non ha mai smesso di guardare là dov’è il vero e unico tesoro. Nonostante la chiesa invecchi e arretri su tutti i fronti, non hai subìto la tentazione di adeguarti al mondo, ma tenacemente hai continuato a indicarci Gesù! Resta il tuo cammino tra noi come nella Processione Eucaristica del Corpus Domini, mentre sorreggi con le mani Gesù. Ci resta la tua benedizione.
Grazie don Marco.
Don Giandomenico.